Quante volte ti sei sentito incompres*?
Quante volte hai provato a parlare senza che nessuno ti sentisse?
Quante volte l'eco delle tue parole ti ha intrappolato in barriere d'incomprensioni difficili da varcare?

Avvicinare due mondi, percepiti come diversi, attraverso l'intimità di un sentimento.
Soffocati, incastrati, immobilizzati in muri fittizi, alzati da un fallimento interpretativo di occhi giudici.
Bloccati in un banale gioco di tappi, da cui è impossibile districarsi, nella vergogna e nell'impotenza di agire.

Incomprensioni, che abbiamo scoperto appartenere, vivendole dall'interno, allo stato sociale della disabilità.

Incomprensioni, dove la colpa ricaduta sull'incapacità di comunicare, sottovaluta le reali potenzialità e rende lo stigma l'unico tratto di rilevanza.

Incomprensioni, apparentemente irrisolvibili, se non costruendo volontariamente una comunicazione efficace, di spontaneo interesse e priva di interferenze. Sintonizzandosi in un canale, spesso considerato lontano dalla nostra quotidianità, accorgendosi che ci riguarda più che mai.